I Beati Paoli - Versione integrale dell'opera originale (Italian Edition) by Luigi Natoli

I Beati Paoli - Versione integrale dell'opera originale (Italian Edition) by Luigi Natoli

autore:Luigi Natoli [Natoli, Luigi]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Dario Flaccovio Editore
pubblicato: 2015-05-26T22:00:00+00:00


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196 Le carceri dell’Inquisizione si trovavano presso lo Steri che fu sede del Tribunale della Santa Inquisizione dal 1601 al 1782, anno in cui fu abolito; nel 1623 fu aggiunto un nuovo corpo di fabbrica, verso oriente, detto Carceri della Penitenza, per custodire i prigionieri dell’Inquisizione, già in parte ospitati in prigioni ricavate all’interno del palazzo; tra queste erano le temutissime “Filippine”, disposte da Filippo III. (A.C.)

XXVI

Matteo Lo Vecchio, ritornato da Messina, portò a don Raimondo della Motta la nuova della morte di Blasco, che parve al duca il coronamento della vittoria.

Volle sapere come era andata, e il birro cominciò dal suo viaggio pericoloso, narrando del tentativo dei compagni d’arme che l’avevano derubato «di tutto il suo», dell’arrivo a Messina, dei duelli di Blasco, della prigionia, e della cena misteriosa che gli aveva provocato una colica mortale.

– Non potei neppure rivederlo, prima di partire! Povero diavolo! Appena giunto sulla Porta della Rocca, il custode mi diede l’annunzio che il signor Blasco era morto.

Ostentava un volto così compunto che il duca sorrise. Sorrise perché gli pareva ormai di non avere più nulla da temere; con la morte di Blasco mancava, secondo lui, il principale autore e motore della guerra mossagli dai Beati Paoli, che non vi avrebbero avuto più interesse e gli sarebbe stato più facile impadronirsi di don Girolamo e di Andrea, per vendicarsi di loro. Bisognava tendere loro qualche tranello; bisognava cattivarsi l’animo di qualcuno dei settari.

Un nome si presentò alla mente di Matteo Lo Vecchio: quello di Antonino Bucolaro. Non conoscendo altri affiliati e avendo sperimentato che egli non era stato gran che guardingo e prudente quando gli si era presentato travestito da abate, gli parve di poter fare affidamento sopra di lui.

Egli si mise dunque sulle piste del Bucolaro, per rendersi edotto delle sue abitudini, delle sue conoscenze e relazioni e don Raimondo fu tal mente sicuro di poter trionfare di quell’ultimo avanzo dei suoi nemici, che non stimò più necessario proseguire il processo contro Emanuele. A che pro? Era meglio dimenticare il giovanotto nelle segrete del Castello, come dimenticata era ormai la signora Francesca in quelle del Sant’Offizio. Così trascorreva il tempo. Matteo Lo Vecchio ogni tanto veniva a fargli il resoconto di quello che aveva fatto, di quello che aveva veduto. Piccoli indizi. Pareva che i Beati Paoli si fossero dispersi o che le sconfitte patite e la paura di altre maggiori li avessero sgominati e obbligati ad abbandonare l’impresa. Nino Bucolaro era partito e non si sapeva per dove; don Girolamo Ammirata e Andrea erano spariti e forse avevano dovuto lasciare il regno. Infatti le squadriglie delle compagnie rurali, i birri del capitano di giustizia, i drappelli di soldati di fanteria e di cavalleria avevano percorso, frugato le campagne, i poderi, i colli, le grotte del territorio palermitano; non avevano potuto scoprire neppure un vestigio dei due latitanti o, come si diceva, prosecuti.

Neppure uno dei soliti biglietti minacciosi era venuto a dare indizio a don Raimondo della esistenza della setta! Egli poté



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